Malmo (SE) 30.06.2006


Luogo e data

Malmö (Svezia), 30 giugno 2006

Conduttore

Paolo Brusa

Partecipanti

I partecipanti al workshop provenivano da: Svezia, Austria, Scozia, Inghilterra, Italia, Norvegia e Finlandia.

La lingua del workshop è stata l’inglese.

Argomento

Il workshop si è tenuto durante l’ultimo seminario internazionale del progetto CATCH, cofinanziato dalla Commissione Europea. Argomento di riferimento era la disseminazione di buone pratiche nella lotta all’esclusione sociale risultate.

Il gruppo è stato invitato a sviluppare la propria partecipazione liberamente sulla base dei contenuti emersi durante il seminario.

Annotazioni

Il gioco di ruolo è iniziato immediatamente dopo l’esplicitazione delle regole. Il tempo a disposizione ha permesso di sviluppare due simulazioni. I partecipanti si sono confrontati collettivamente al termine di ogni sessione di simulazione.

Risultati del workshop







La riflessione collettiva ha riguardato il concetto di “rappresentazione”, che è stata sviluppata sui seguenti piani:

- il piano del cosiddetto “dialogo tra dimensioni”:

- una dimensione professionale, in cui ogni partecipante ha sentito la necessità, durante la simulazione, di prestare estrema attenzione al rischio di discriminazione estetica, ovvero ad un’analisi basata unicamente sull’aspetto esteriore ed estetico

- una dimensione personale, in cui le precedenti esperienze e pregiudizi concorrono al rischio di categorizzare in stereotipie ciò che come professionisti ci si trova ad affrontare durante la relazione di cura



- il piano del cosiddetto “dialogo tra importanze”:

- se in una dimensione professionale astratta, i partecipanti sono consapevoli della differenza tra ciò che è “importante” e ciò che è “prioritario”,

- durante la simulazione, i partecipanti riportano la definizione di una netta differenza tra:

- una rappresentazione professionale, in cui la persona focalizza la propria attenzione sugli elementi della relazione per cercare di individuare quali possano essere i bisogni della persona esclusa

- una rappresentazione del caso, in cui è netta l’evidenza che chi è utente abbia semplicemente dei bisogni che aspettano di essere soddisfatti



- il piano del cosiddetto “dialogo tra conoscenza e responsabilità ”:

- alcuni partecipanti riportano come durante la relazione di cura «…sia molto diverso sapere qualcosa, saperne qualcosa, o essere presenti per qualcosa che gli altri sanno di noi… »

- il gruppo sviluppa questo contributo nella direzione citata da Watzlawick: «…è diverso sapere una lingua e sapere qualcosa su una lingua … »

- nonostante i diversi sistemi di welfare nazionali di riferimento, è emersa la responsabilità del singolo nel porsi nella relazione il dubbio:

- l’intervento dipende dai bisogni rilevati nell’altro?

- l’intervento dipende dalle mie abitudini lavorative?

- l’intervento dipende dai bisogni istituzionali (come i tagli al welfare…)?

- l’intervento dipende dalle mie personali impressioni e pregiudizi su cosa immagino possa essere necessario?

- l’intervento dipende dall’essere sommerso dalle emergenze?



- il piano della cosiddetta “espressione dell’inesprimibile ”, ovvero dell’importanza della comunicazione non-verbale:

- durante la simulazione dell’intervento d’aiuto, così come accade nella pratica quotidiana, si riporta la consapevolezza della difficoltà nel dare il necessario risalto a ciò che il corpo parla…

Ringrazio Sofia e Annette per le fotografie del workshop