|   				   				La  				riflessione collettiva ha riguardato il concetto di  				“rappresentazione”, che è stata sviluppata sui seguenti  				piani:   				  				-  				il piano del cosiddetto “dialogo  				tra dimensioni”:   				  				-  				una dimensione professionale,  				in cui ogni partecipante ha sentito la necessità, durante la  				simulazione, di prestare estrema attenzione al rischio di  				discriminazione estetica, ovvero ad un’analisi basata  				unicamente sull’aspetto esteriore ed estetico   				  				-  				una dimensione personale,  				in cui le precedenti esperienze e pregiudizi concorrono al  				rischio di categorizzare in stereotipie ciò che come  				professionisti ci si trova ad affrontare durante la relazione di  				cura   				  				
    				   				  				-  				il piano del cosiddetto “dialogo  				tra importanze”:   				  				-  				se in una dimensione professionale  				astratta, i partecipanti sono  				consapevoli della differenza tra ciò che è “importante” e  				ciò che è “prioritario”,   				  				-  				durante la simulazione,  				i partecipanti riportano la definizione di una netta differenza  				tra:   				  				-  				una rappresentazione professionale, in cui la persona focalizza  				la propria attenzione sugli elementi della relazione per cercare  				di individuare quali possano essere i bisogni della persona  				esclusa   				  				-  				una rappresentazione del caso, in cui è netta l’evidenza che  				chi è utente abbia semplicemente dei bisogni che aspettano di  				essere soddisfatti   				  				
    				   				  				-  				il piano del cosiddetto “dialogo  				tra conoscenza e responsabilità ”:   				  				-  				alcuni partecipanti riportano come durante la relazione di cura  				«…sia molto diverso sapere qualcosa, saperne  				qualcosa, o essere presenti per  				qualcosa che gli altri sanno di noi… »   				  				-  				il gruppo sviluppa questo contributo nella direzione citata da  				Watzlawick: «…è  				diverso sapere una lingua e sapere qualcosa su una lingua …  				»   				  				-  				nonostante i diversi sistemi di welfare nazionali di riferimento,  				è emersa la responsabilità del singolo nel porsi nella  				relazione il dubbio:   				  				-  				l’intervento dipende dai bisogni rilevati nell’altro?   				  				-  				l’intervento dipende dalle mie abitudini lavorative?   				  				-  				l’intervento dipende dai bisogni istituzionali (come i tagli al  				welfare…)?   				  				-  				l’intervento dipende dalle mie personali impressioni e  				pregiudizi su cosa immagino possa essere necessario?   				  				-  				l’intervento dipende dall’essere sommerso dalle emergenze?   				  				
    				   				  				-  				il piano della cosiddetta “espressione  				dell’inesprimibile ”, ovvero  				dell’importanza della comunicazione non-verbale:   				  				- durante la  				simulazione dell’intervento d’aiuto, così come accade nella  				pratica quotidiana, si riporta la consapevolezza della difficoltà  				nel dare il necessario risalto a ciò che il corpo parla…   			 |